dal Giorno di oggi
LA RIVOLTA della base del centrodestra sarebbe andata a buon fine. La candidatura alla guida della Provincia di Antonio Biancardi, sindaco di Maccastorna, sponsorizzato dall’eterno Marco Votta, forzista di Senna, trasferito all’Azienda ospedaliera di Sondrio, è sfumata davanti al veto congiunto della triade dei segretari locali di An, Forza Italia e Lega. Soprattutto è pesato il no di An, cui volentieri si è accodata Forza Italia, scavalcata in questa fase a livello locale dalla scelta di Milano - e forse di Roma - di candidare l’ex presidente di Confagricoltura. Il nome chiesto a gran voce dal territorio, anche dopo due ore di riunione con Giancarlo Giorgetti, segretario della Lega lombarda, resta quello di Pietro Foroni, sindaco di Maleo, che comunque alle 22 di ieri negava di sapere alcunché. È lui l’unico uomo che raccoglie il sì di tutti i partiti. Manca solo il via libera. A meno di colpi di mano dell’ultim’ora da parte dei sostenitori di Biancardi. Ma è in rivolta. Sta in questo ennesimo paradosso l’ultima puntata della telenovela aperta a destra per la corsa a Palazzo San Cristoforo. Mentre tutti i nodi regionali sono chiusi, tranne quello di Cremona, Lodi continua a essere «sede vacante». LA CANDIDATURA di Biancardi è stata costruita con lungo lavorìo dalla Valtellina, da Marco Votta, responsabile dell’azienda ospedaliera, ma uomo del Lodigiano. Non a caso ieri, a quanto pare, da Sondrio sono piovute telefonate a iosa nei palazzi del potere locale, per spiegare l’origine e la paternità della scelta, che troverebbe gli ambienti regionali sostanzialmente favorevoli. Ma la partita non si è chiusa qui: già ieri era arrivato il secco «no» all’ipotesi Biancardi da parte di Alleanza Nazionale. Ma non sembra che neppure i vertici locali degli azzurri vedano la partita di buon occhio. Sarebbe un’operazione costruita alle spalle (se non contro) la segreteria locale. A confermarlo, la scelta, ieri pomeriggio, di gettare sul tavolo delle trattative nazionali - all’unanimità - l’ipotesi di riesumare una candidatura leghista, rinunciando addirittura a un nome del Pdl. Ieri sera intorno alle 20, lo stesso Biancardi ha risposto direttamente al telefono di casa: non sono serviti neppure due squilli. È LEI IL candidato del centrodestra? «Ah, questo non lo so ancora — risponde il diretto interessato —. So soltanto che quando ho inviato il mio curriculum a Milano (era Natale) io ho posto qualche paletto: se si vuole costruire un progetto di cambiamento, serve coesione. Non mi pare che al momento ce ne sia molta». Ma come mai qualcuno a Lodi non la vuole? «Dovreste chiederlo a loro. Comunque resto tranquillo. Ho sessant’anni e non vivo di politica. E poi, uno che ha fatto per sei anni il presidente degli imprenditori agricoli lombardi, con 19mila iscritti, ne ha viste talmente tante che sarebbe preparato per l’Afghanistan. Per questo io resto assolutamente freddo». Ora non resta che attendere la scelta di Pdl e Lega. Ieri un vertice a Roma si è chiuso senza risultati. Tutto rinviato di almeno un giorno.
giovedì 2 aprile 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento