sabato 9 maggio 2009

INTERVISTA A MARIO CARDINALI

di GUIDO BANDERA
— LODI —
L’INCONTRO che la rassegna sulla Lussuria dedicherà stasera alle 19 a Mario Cardinali, direttore del Vernacoliere, porta il titolo «Sesso e politica». Ma il nome pensato all’inizio doveva essere «Sesso e lingua». Con evidente riferimento al colorito dialetto livornese che riempie con la sua salacia le pagine del mensile, unica testata satirica sopravvissuta in Italia. Ma la prudenza ha spinto a mutare strada... Cardinali, raggiunto al telefono a Parigi, non si sottrae. Intavola una conversazione che passa dalle sogghignanti e suggestive «parolacce» del vernacolo alle vette della filosofia. E non c’è contraddizione. Direttore, perche la satira, il sesso e il dialetto vanno insieme?«Quando abbiamo fondato il Vernacoliere, la lingua e la mentalità dissacrante erano già pronti. Livorno, che non è una città toscana in senso proprio, non ha conosciuto né guelfi né ghibellini. È sempre stata antipalazzo e, soprattutto, nella sua lingua le metafore sessuali erano e sono il metro della visione del mondo (ma Cardinali lo dice in tedesco) della gente comune. È l’essenzialità della fisicità. E questa lingua fatta di allusioni sessuali era pronta e perfetta per la satira. È questa che ha dato vita alle nostre locandine, che chi sono valse anche diversi processi, (Cardinali qui infila esempi, che per iscritto non possiamo riportare). Noi sì, però, li possiamo scrivere. Perché ormai quello che noi possiamo dire, gli altri non possono permetterselo. Ecco anche perché le nostre locandine sono una sorta di controcanto al giornalismo».E alla sua ipocrisia?«Sì, ma non c’è mai l’uso di un linguaggio audace fine a se stesso. Una locandina è infondo un epigramma, come ha scritto il giornalista Luigi Baldacci. Non a caso sul vocabolario Devoto-Oli, al termine “t...”, (espressione toscana che indica una parte anatomica femminile, ndr) è stata tolta l’indicazione di “triviale”».L’ultima denuncia?«Finita in nulla. Ci accusarono, dopo l’elezione del papa, che scrivere “era meglio un pisano” fosse un’espressione razzista...».Contento?«Noi opponiamo al mondo e alla lingua ufficiale che vogliamo dissacrare un “vallo” di parolacce»

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