Riceviamo da un gentile lettore sul tema della similitudine (o meno) fra Lodi e Gela:
Buongiorno,stavo seguendo questa cosa interessante, e ho trovato questa sua risposta, alla quale vorrei controbattere con dei dati. E' facilissimo trovare atti riguardanti le infiltrazioni mafiose nel lodigiano, ma visto che io sono un ridicolo blogger-scribacchino e lei è un Giornalista, le darò solo qualche spunto: 2006, procura di Caltanissetta, indagine e arresti tra il varesotto, il lodigiano e il bresciano per una serie di appalti e subappalti edili, anche alla centrale di Tavazzano, legati ai Rinzivillo e a Bernascone. Oppure sempre nel Varesotto, sarebbe stato interessante seguire - interessante per un Giornalista, dico - le indagini sugli appalti del nuovo reparto di malattie infettive di Varese, dove ci fu un passaggio di consegne dalla ditta "A" alla ditta "B" di Gela, senza che venissero fatti, pare, i dovuti controlli antimafia nonostante il titolare della ditta B fosse già stato sotto inchiesta due volte per associazione a delinquere di stampo mafioso. E poi c'è il grande fermento e movimento intorno agli appalti per l'Expo, gli appartamenti che la 'Ndrangheta continua a comperare tra il lodigiano, il cremasco e il milanese... ma qui mi fermo, sicuramente un Giornalista come lei avrà più mezzi e capacità per approfondire.Io il "La" perché lei si informi l'ho dato. Poi se prefersice mettersi in coda insieme a quanti preferiscono negare l'emergenza mafia al Nord, faccia pure. La capirei anche, è una fila con le poltroncine, comoda, riscaldata e natalizia.Cordialmente,Francesco Lanza
E noi volentieri gli rispondiamo, allegando alla presente i sensi della nostra stima. (come vede il suo dubbio sul fatto che la risposta venisse o meno pubblicata è stato fugato)
Caro signor Lanza, prima di risponderle nel merito, intanto, le sottopongo una questione terminologica, che però trovo ricca di significato.
La prego: non scriva giornalista con la maiuscola. E' una professione come un'altra. La scriva come scriverebbe medico, insegnante, dentista o spazzino. Non come se scrivesse Prefetto o Cardinale. Quanto alla definizione che dà di sé (scribacchino), se è autoironia, l’apprezzo e la faccio mia: chiami anche me così. Se, invece, pensa che la definirei io così in modo negativo, allora sbaglia.
Continuo a sbigottirmi davanti allo scalpore che suscita la mia affermazione, scritta su questo blog (come vede anch’io faccio lo scribacchino) nell’agosto scorso. Tornato dalle ferie, infatti, appreso del brutto episodio che aveva coinvolto la settimana precedente Giulio Cavalli, decisi, fuori da qualsiasi ruolo professionale, di esprimere sul mio diario telematico la mia solidarietà. Che, stenterà a crederlo, era addirittura sincera. A questa aggiunsi l’espressione di una sensazione di fastidio per la valanga di comunicati stampa, di disparate prese di posizione assessorili, sulla vicenda. Per me avevano allora e hanno tuttora l’odore di speculazioni politiche. Forse non sarò esperto in criminalità organizzata come il signor Cavalli, ma credo di intendermi un poco dell’aria che tira nei palazzi della politica. Non foss’altro perché – per servizio - li frequento di tanto in tanto. Giudicavo queste prese di posizione anche un po’ pericolose, soprattutto per la riservatezza e l’efficacia delle indagini che credo le forze dell’ordine stiano tuttora portando avanti. Con questo non penso neppure di aver peccato mortalmente, visto che la stessa vittima di tali minacce ha tenuto la faccenda riservata a lungo, prima che uscisse sulla stampa locale. Aggiunsi anche un’altra notazione: Lodi non è Gela.
Mi stupisce, francamente, che oggi tali parole risuonino come una bestemmia in chiesa, o se preferisce come un colpo di tosse durante un monologo teatrale. Perché lo stesso signor Cavalli, nella risposta che gentilmente volle apporre in calce al mio scritto sul blog, proprio ad agosto, non pensò minimamente di contestarla.
“Hai ragione: Lodi non è Gela (fortunatamente per Lodi), ma l'operazione che sta dietro allo spettacolo è Gela, Palermo, Partinico e tant'altro di sana antimafia fuori dai comunicati stampa, di Lodi ne vedo proprio poca(fortunatamente per lo spessore dello spettacolo)”.
Questo, fra altre cose che può tuttora consultare su questo sito, mi scrisse allora il signor Cavalli. Evidentemente le stesse parole che non parvero turbare la coscienza di Giulio Cavalli allora oggi suonano al suo orecchio come fonte di giusto sdegno civile. Ne prendo atto. Vuol dire che rispondo oggi ad una obiezione che forse doveva arrivare un poco prima.
Quello che allora intendevo dire – senza che neppure il mio attuale attore-censore preferito avesse nulla da ridire - era semplicemente questo: le condizioni di operatività della criminalità organizzata sul territorio lodigiano non sono le stesse di quelle della Sicilia. Non mi risulta che le mafie controllino direttamente il territorio, che decidano i nomi degli assessori o dei sindaci, che richiedano somme a carattere estorsivo ai commercianti del Lodigiano. In questa sintesi di poche parole non c’era scritto “la mafia non esiste”, o “la mafia non ha interessi in Lombardia”. Né mi pare mai di aver detto qualcosa come “non esiste un pericolo”. Se l’ha letto da qualche parte a mia firma o me l’ha inteso dire, mi dica dove. Che la mafia (con la camorra e la ‘ndrangheta) abbia investito il suo denaro o esportato boss grazie alla pratica del soggiorno obbligato non è cosa che persino io ignori. Pensi che anche il sottoscritto cronista di provincia ingiacchettato (scusi se la ripeto, ma la definizione mi piace assai) ha avuto incidentalmente di che scrivere sull’argomento. Se la cosa la diverte, posso rivelarle che persino ai tempi in cui facevo il collaboratore gratis in uno dei tanti giornali dell’hinterland milanese, mi sono potuto occupare di qualche caso di omicidio, che chiaramente era riconducibile a questioni legate alla criminalità organizzata. E - si regga forte – riuscimmo anche a scriverlo. Senza dare la colpa agli albanesi, come con una efficace ironia sosteneva l’altra sera il signor Cavalli. Se le capita di tanto in tanto di scorrere il giornale per cui scrivo (non è cosa obbligatoria, ma libera ed eventuale) forse avrà trovato anche qualche articolo relativo a un’inchiesta napoletana sul traffico di rifiuti che partiva da aziende lombarde (anche pavesi, anche del Sud Milano) in direzione di una disgraziata discarica abusiva gestita dalla camorra. Nulla di eclatante, per carità, nulla di rivoluzionario, solo il racconto di cose già dette (altrove) e mai raccontate di recente ai lodigiani o ai pavesi, per i quali al momento lavoro. Soprattutto, nulla per il quale io vada in giro a menar vanto: glielo dico solo perché lei mi ha gentilmente chiesto conto di cosa faccio io e di quali poltrone occupi. Posto che le poltroncine che eventualmente decido di occupare, comode e natalizie che siano, rientrano nella beata categoria degli affari miei, visto che lei gentilmente me ne chiede conto, io intendo fornirglielo: ho intenzione di occupare le poltrone che mi detta la coscienza, che finora, creda, non mi ha ancora rimproverato nulla del mio comportamento pubblico. Le poltrone che generalmente occupo da titolare sono pagate direttamente da me, o al massimo dall’editore per cui lavoro, mai dal denaro dei contribuenti, al massimo da quello dei lettori. Vede bene, però, caro signor Lanza che c’è una differenza: se lei gentilmente mi chiede conto delle mie posizioni personali, delle mie opinioni, o dei miei comportamenti, che trova addirittura il tempo di classificare come negazionisti, sappia comunque che io le rispondo a titolo di cortesia, non avendo mai chiesto a lei conto delle sue attività o delle sue opinioni, né avendo intenzione di farlo.
Ora vedo che lei, con gentile sollecitudine, mi invita a prendere in esame alcune segnalazioni. Quella relativa a Varese, che non mi giunge nuova, può senz’altro girarla ai miei colleghi della Città Giardino. Io sono un cronista di provincia, ma per ora non mi occupo di quel territorio nello specifico. Quanto a Tavazzano, per adesso, mi sono limitato a riportare in un articolo di oggi una frase dello stesso signor Cavalli alla famosa serata. Se però, su questo episodio come su altri fatti, potesse darmi qualche indicazione preziosa, magari de visu, non disdegnerei di approfondire… Accettiamo volentieri segnalazioni e aiuti da qualsiasi parte provengano. Anche da coloro che ritengono di poterci moralmente giudicare.
Detto questo, non vorrei rifare in brutta copia, e a dimensioni ridotte, dibattiti già noti. Io di certo non sono Sciascia, non so se lei si senta Pino Arlacchi.
con cordialità e scusi la lunghezza della risposta
Guido Bandera
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3 commenti:
Gentile Bandera, mi aspettavo una risposta tra i commenti, invece mi onora di un articolo sul blog. Le ho risposto anche io, qui: http://bikappa.it/?title=non-avere-chiaro-il-punto&more=1&c=1&tb=1&pb=1
Saluti
F.Lanza
Bandera sei proprio un bravo picciotto!
Baciamo le mani!
BERNARDO PROVENZANO
questo sì che è senso dell'umorismo. Mi compiaccio...
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