venerdì 8 gennaio 2010

AUTOCOMMENTATA

Dal Cittadino di oggi. (Ogni tanto la storia inganna)




"Carissimo direttore, in data 19 dicembre, alle ore 11.00, in piazzale 3 Agosto, è avvenuta l’inaugurazione della statua equestre dedicata a Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, realizzata dall’artista lodigiano Felice Vanelli e donata alla città dalla Banca di Credito Cooperativo Centropadana. Grazie all’opera bronzea di un artista apprezzato come Felice Vanelli ed alla sensibilità della Banca di Credito Cooperativo Centropadana, la città dispone ora di questo prestigioso monumento e pertanto mi unisco al plauso ed alla gratitudine dimostrata da tutta la nostra comunità, nei confronti di un artista, purtroppo sino ad oggi scarsamente valorizzato, ed alla sensibilità dimostrata dal Presidente della Bcc Centropadana, Serafino Bassanetti, che si è fatto carico del contributo economico per la realizzazione dell’opera.Tra i vari interventi che si sono succeduti, ho avuto modo di ascoltare che tra le principali motivazioni addotte, per onorare il fondatore della nostra Città, Federico I di Svevia detto il Barbarossa, vi era principalmente il ringraziamento per essere accorso in aiuto dei lodigiani per la ricostruzione dell’antica Laus Pompeia, rasa al suolo dai milanesi.Ma chi era realmente e cosa rappresentò per i lodigiani Federico Barbarossa? Salì al trono dopo la morte dello zio Corrado III. Si impegnò soprattutto per realizzare l’unità germanica e affermare il potere universale dell’Impero e la sua supremazia sul Papato. Venuto in Italia nel 1154, tentò di ottenere l’autorità imperiale in Lombardia, anche se con grandi difficoltà. Così, dopo qualche atto di forza, si diresse a Roma, dove prese accordi con il pontefice Adriano IV, ottenendo l’incoronazione. A causa di alcuni disordini scoppiati in Germania, fu costretto a tornare in patria, ma nel 1158, tornò in Italia per riprendere la lotta contro i Comuni. Nella seconda dieta di Roncaglia, rivendicò i suoi diritti sui Comuni, alcuni dei quali si ribellarono, sostenuti anche dal nuovo pontefice Alessandro III, in opposizione al quale, Federico fece eleggere Vittore IV, l’antipapa. Barbarossa, poi, distrusse Crema e Milano, causando però la ribellione dei Comuni vicini, che si riunirono nella Lega dei Comuni Lombardi. Alessandro III, intanto, era divenuto sostenitore morale delle forze, che si opponevano a Barbarossa, il quale, sceso per la quarta volta in Italia, si recò a S. Pietro per insediare l’antipapa. Nel 1176, guidata da Alessandro III si costituì la Lega Lombarda, che, con la «Battaglia di Legnano», riuscì ad ottenere parte delle proprie rivendicazioni. I Comuni rilasciarono all’imperatore una dichiarazione di vassallaggio, mentre venne loro concessa una completa autonomia amministrativa e in parte politica.Dunque la sintesi riportata per la consegna alla Città di un prestigioso monumento, non rende completamente onore alla storia che, così riassunta fornisce un quadro non precisamente incline con quanto accaduto, tendente ad esaltare un Dittatore che da tempo sfruttava ed opprimeva la nostra gente ed a relegare i nostri fratelli milanesi in un ruolo di banditi senza scrupoli. Si tratta viceversa di un anelito di libertà nei confronti di un dittatore straniero, in nome di quel principio di autonomia e di indipendenza richiamato più volte nella carta dei diritti umani come principio di autodeterminazione dei popoli liberi e che liberi vogliono restare, ribadito con tenacia trecento anni dopo dagli stessi milanesi, con l’insurrezione contro un altro dittatore, stavolta Austriaco, delle 5 giornate di Milano. E proprio mentre, aggregatesi le truppe di rinforzo, lasciate le vallate alpine, aveva ripreso la marcia verso sud, nell’intento mai sopito di dominare i nostri territori, l’Imperatore Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, venne travolto a Legnano il 29 maggio 1176 dall’esercito della Lega Lombarda, incappando in una disastrosa sconfitta, della quale massimi artefici furono non a caso i milanesi. Questa fu, secondo la storia a noi riportata, l’unica volta, se si esclude la semifinale dei mondiali di calcio, disputata il 17 giugno 1970 allo Stadio Azteca di Città del Messico, tra Italia e Germania, l’unica volta che riuscimmo a battere i tedeschi, senza l’aiuto esterno di Paesi alleati.In attesa dunque del giusto riconoscimento storico per gli eroi della Lega Lombarda, che come i partigiani sul Piave sancirono con il loro sangue il mitico detto “… non passa lo straniero…” magari con un monumento anche per il nostro glorioso condottiero, Alberto da Giussano, permettetemi di dissentire da uno dei tanti titoli riportati nell’occorrenza da quotidiani locali, tipo “Il Barbarossa torna a cavallo nella sua Lodi” … non nella sua Lodi, perché la Lodi è da oltre 800 anni dei lodigiani e tale dovrà restare


Mauro Rossi

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sembra che il compagno Alboni abbia deciso di riaprire le frattocchie e di recuperare le insegnanti di sostegno (moscovite doc) per fare capire al capopolo Mauro ringhio Rossi che per Mosca non passa il Po e che è quindi impossibile cercare l'ampolla così come il Piave...ma questa è una altra storia anzi la Storia
a.f

prova ha detto...

ma cazzarola, i partigiani sul piave è un errore mastodontico......