QUATTRO NOVEMBRE... LE PAROLE E I PENSIERI SILENZIOSI DEL SINDACO DURANTE IL DISCORSO...Autorità militari e civili, rappresentanti delle associazioni combattentistiche e
d’armi, cari concittadini
,(anche quegli stronzi che mi imbrattano il cannone: ieri notte mi è anche toccato mandare gente a pulirlo di nascosto)Oggi, nella ricorrenza della fine della prima Guerra Mondiale, celebriamo la
giornata dedicata alle Forze Armate e all’Unità d’Italia
(tiè, leghisti del cavolo...).Si tratta di un’occasione che ogni anno
(che due balle) ci dà l’opportunità di manifestare il senso di partecipazione della nostra comunità al sentimento di condivisione dell’intera Nazione, invitandoci a ritrovare le ragioni profonde di una memoria comune, insieme alla capacità di riconoscere il valore della nostra
indipendenza nazionale e di ricomporlo nel quadro dei valori del nostro
presente, orientati alla costruzione di una pacifica convivenza, tanto nella
nostra società quanto nelle relazioni con gli altri popoli.
(e voglio anche vedere se qualcuno capisce qualcosa di quello che ho detto)Trascorsi ormai oltre 90 anni da quegli eventi, non è però facile mantenere la
netta percezione di uno stretto rapporto fra quel momento storico e lo spirito
che anima il nostro tempo (
ma fin quando mi toccherà fare sti discorsi del cavolo...).Per individuare e per capire la natura di questo rapporto è allora
indispensabile far partire qualsiasi riflessione dalla consapevolezza di alcune
premesse.
Innanzitutto, la consapevolezza dell’immane costo che l’Italia subì nella
Grande Guerra: il costo di uno sforzo industriale e finanziario senza
precedenti, con un enorme dispendio di energie e risorse
(più o meno quello che spenderò in campagna elettorale...), che sconvolse in
modo duraturo la società; ma soprattutto il tragico costo in vite umane, con
centinaia di migliaia di esistenze sacrificate
(il lutto per i morti ci sta sempre bene...).
Un costo, per giunta
(non per la Giunta), solo parziale e provvisorio, perché il primo conflitto mondiale non fu “la guerra che doveva mettere fine a tutte le guerre”, come qualcuno aveva invece sperato, e l’Italia era destinata a subire, non molto tempo dopo, prima una lunga dittatura e quindi un’altra dolorosissima guerra.
Anche se spaventoso, quel prezzo non è però stato vano: il sacrificio di
un’intera generazione ha lasciato in eredità all’Italia una prima dimostrazione
davvero unitaria di dignità nazionale e di senso di identità
(alla faccia della Lega... e due).
E il riscatto di questa dignità e l’affermazione di questa identità sono i valori e
le aspirazioni che da allora hanno sempre animato il sacrificio di tutti i militari
italiani, caduti su qualunque fronte e in qualsiasi epoca: i soldati italiani
mandati ad affrontare la tragica campagna di Russia, così come i soldati
italiani che dopo l’8 settembre ’43 furono protagonisti di una nuova e diversa
stagione di patriottismo, per liberare il Paese dalla doppia oppressione della
dittatura e dell’occupazione straniera.
Altri nostri giovani prestano ora la loro opera di solidarietà e di pace nel
mondo, e ad essi va innanzitutto il nostro pensiero, la nostra solidarietà e la
nostra gratitudine
(la Russa qui mi fa una pippa...).Da commemorazione di una vittoria militare, nei primi anni della ricorrenza, e
poi da momento di sostegno, nel secondo dopoguerra, alle forze armate
come simbolo della libertà della nazione da proteggere e preservare, la
celebrazione del IV Novembre ha quindi sempre più assunto negli ultimi anni
un significato nuovo: quello dell’esigenza di sottolineare e valorizzare il ruolo
dei nostri militari nei numerosi e apprezzati interventi internazionali, sia con
compiti di interposizione tra opposti schieramenti per ricomporre o evitare
conflitti e sostenere popolazioni in difficoltà, sia in occasione di calamità
naturali, quali terremoti e inondazioni, in Italia e all’estero.
Per il nostro Paese, l’unica strada che può garantire il benessere delle
persone e il progresso della società resta quella della pace e del dialogo, ma
in questo percorso c’è ancora bisogno del contributo delle Forze Armate,
chiamate a svolgere compiti diversi ma non meno incisivi, delicati e spesso
purtroppo anche pericolosi, con un sacrificio che a volte mette in gioco
persino le vite umane, come purtroppo ci ricorda il lutto che poche settimane
fa ha unito l’Italia intera nel cordoglio per i nostri soldati morti in un attentato
in Afghanistan.
Nel difficile scenario del mondo contemporaneo, in cui tutti noi cerchiamo
faticosamente di tracciare una nuova prospettiva di dialogo e solidarietà, per
l’allargamento degli spazi di libertà, di prosperità e di democrazia dei popoli,
le Forze Armate rappresentano allora un importante presidio al servizio di
questa aspirazione, contribuendo ad affermare i principi del rispetto dei diritti
di ciascuno e delle responsabilità che ogni generazione ha nei confronti di
quelle future.
Le Forze Armate, così intese, sono quindi un presidio della democrazia e delle
istituzioni nel nostro Paese, interpretandone la vocazione a promuovere la
pace, il benessere dei popoli e il rispetto delle identità nazionali, insieme alla
salvaguardia del valore dell’integrità territoriale
(e chi mi rompe le balle lo prendo a cannonate).Si tratta di compiti che le Forze Armate si vedono assegnare dalla
Costituzione, ma soprattutto che si vedono riconoscere e attribuire dal senso
comune di fiducia che gli italiani nutrono dei loro confronti.
E’ una fiducia sincera, che non ha nulla di retorico: ed anche a Lodi ne
abbiamo avute alcune recenti dimostrazioni, con l’affetto e la vicinanza
dimostrati ai Cavalleggeri che celebravano il 150° di fondazione del
reggimento intitolato alla città e la non meno intensa emozione suscitata dalle
manifestazioni in onore dei bersaglieri, ai quali è dedicata una bella mostra
tuttora in corso in piazza Broletto
(lo so la mostra è una vaccata, ma qualcuno magari ci vota.. sempre se arriva vivo a marzo).Dalla memoria della nostra storia, spesso sofferta, spetta allora a tutti noi, al
nostro operare quotidiano e alla nostra testimonianza, tenere vivo il valore di
queste radici, che danno senso al nostro presente e una prospettiva al nostro
futuro di comunità nazionale, nel ricordo di tutti coloro i quali,
indistintamente, si sono battuti e sacrificati perché il nostro Paese fosse libero
e unito, quale oggi è.
Onore a tutti i caduti, viva le Forze Armate, viva l’Italia unita e democratica
(e adesso me ne vado perché piove, ho freddo e devo vedere quello stronzo della lista civica di centrodestra).